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Lotta senza tregua contro il male

Gli eroi di molte nuove serie televisive sono poliziotti che lottano senza tregua contro il male. Nel loro faccia a faccia con ogni risma di delinquenti, assassini e brutti ceffi agiscono in squadra, isolati o in coppia.

Come in “True Detective” – la serie antologica, pluripremiata, trasmessa in Italia da Sky Atlantic – in cui due sbirri, Marty Hart e Rust Cohle, vanno a caccia di un terribile e sanguinario serial killer per 17 anni.
La loro storia, avvincente e tormentata, ambientata nel territorio, magico e maledetto, della Louisiana, si svolge alla ricerca del mostro, “il peggiore di tutti”, che uccide e sevizia donne e bambini.
Non è facile scoprire e fermare il male, che penetra nelle pieghe della società e sfrutta a suo vantaggio le debolezze degli uomini. Combatterlo e sconfiggerlo è roba per caratteri forti, è affare per gente che non si piega. La lotta alle forze malvagie mette in pericolo il corpo ma mette a dura prova pure lo spirito. La presenza del male, infatti, instilla nella mente l’idea nichilista che non si possa uscire dal circolo infernale della violenza.

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Di ninfe ribelli, satiri e umani

“Io non posso decidere le cose per te. Io non posso controllarti” Jesper a Nadia – #Nymphs

Arrivano dalla Finlandia sugli schermi televisivi le ninfe dei boschi, delle montagne e delle acque. Sono creature divine e sensuali, donne di aspetto ma extra-umane, sempre in cerca di cibo nelle notti di luna piena. Si nutrono di sesso umano per sopravvivere, se serve uccidono nell’amplesso l’uomo che hanno irretito e posseduto.

I satiri le vogliono al loro servizio, affamati come sono di prede femmine. Il maschio satiro, che trama di continuo in cerca di controllo e potere, si vuole assoggettare la sessualità ninfea e dominarla nei secoli dei secoli.
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Under the dome

Se un’intera cittadina dovesse restare intrappolata sotto una cupola trasparente che succederebbe?
Si proverebbe ad uscire. Ma se non si trovasse una via di fuga? Ogni collegamento con l’esterno è interrotto. Non si riesce nemmeno ad entrare ma solo a vedere l’altra parte finendo per essere dimenticati. La vita si svolge quindi soltanto nel chiuso dei rapporti interni. L’interno è la sola dimensione possibile.
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Luther

Un uomo, un poliziotto, insegue un altro uomo, un criminale, per cercare di trovare e salvare la sua prossima vittima. Una volta raggiunto l’assassino precipita da una scala di un palazzo ma riesce ad aggrapparsi ad una sbarra di ferro rimanendo sospeso nel vuoto. In bilico tra la vita e la morte, il poliziotto riesce a strappare una confessione al criminale su dove ha nascosto una bambina, destinata ad essere uccisa, con la promessa di sottrarlo al rischio di morire. Ma ottenuto quello che cercava il poliziotto gli nega l’aiuto lasciando schiantare a terra l’assassino.
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Battlestar Galactica

Le macchine sono figli degli uomini. Si ribellano a chi li ha generati. Vogliono distruggere il Padre, tutti i Padri. Vogliono lo sterminio della razza umana. Perché? Vogliono essere non-generate o auto-generate? Ci sono macchine e macchine. Ci sono macchine che assumono sembianze umane, che assomigliano agli esseri umani.
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Lost (6a stagione)

Vedendo le puntate d’inizio sembra che la serie tv sia diventata fantascienza pulp. Il fumo nero che ingaggia una lotta contro i seguaci di Jacob è una stonatura. Idem il nuovo personaggio che si rifiuta di parlare inglese e che coltiva bonsai. Una deriva trash inguardabile. Gli autori stanno rovinando l’opera. Vedremo alla fine se Lost diventerà un pastrocchio.

Perché la scissione temporale (flash sideaway)? Perché i due reali universi paralleli? Sono due tempi che convivono l’uno accanto all’altro. Da cosa è determinato questo spezzarsi del tempo? L’uomo acquisisce veramente il potere di attraversare il tempo? Cos’è il tempo in effetti?
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Lost (quinta stagione)

Il destino rafforza l’idea di una speciale grazia ricevuta, di essere prescelto per aver seguito una trama. Il destino riempie di senso l’agire umano. O meglio fa assumere significato e pregnanza alle nostre azioni inserendole in un piano. Gli uomini agiscono pensando di realizzare qualche disegno stabilito.

Jack e Locke fuori dall’isola sono dei falliti. L’isola è una forma di elevazione dello spirito. E’ il salto nella “fede”. Dentro si crede.

Il corollario della logica intrinseca del destino è il rafforzamento della volontà del soggetto e l’indebolimento del suo senso etico?

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Lost (quarta stagione)

Se il Destino impone la sua legge in modo inesorabile non siamo costretti a impegnarci su ciò che è bene e ciò che è male? Se il Destino s’impone come necessità ineluttabile è evidente che la determinazione individuale a seguire il corso inesorabile degli eventi è potenziata al massimo. La volontà diviene dovere, attività necessaria portata alle estreme conseguenze. Jack e John sono i dioscuri della logica del destino.

Perché si afferma ed è sempre meno messa in discussione l’autorità di Locke e Jack? Certo c’è un processo di deterioramento delle relazioni tra i sopravvissuti al disastro. I rapporti si fanno più difficili e s’imbarbariscono. Prevalgono gli atteggiamenti autoritari e le spinte individualistiche. La sfiducia, il sospetto si diffondono.

Ma la verticalizzazione delle relazioni che emerge all’interno dei gruppi con il prevalere della figura del capo con atteggiamenti dittatoriali sembra da ricondursi alla intrinseca concezione del destino. E’ un “altro” che guida e ispira il nostro agire inesorabile. Ben dice chiaramente a Locke che per ritrovare la strada deve rivolgersi a Jacob.

Quando Locke entra nella capanna per parlare con Jacob chi trova? Un padre (di Jack) e una figlia. La menzogna serve per salvare gli altri (uomini), così si conclude la quarta stagione. La bugia è salvifica. La realtà va nascosta. L’uomo può salvarsi mentendo. Deve farlo.

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Lost (terza stagione)

Perché la bugia? Per occultare la verità. Per impedire che gli altri sappiano. Per non confessare a se stessi i propri reali fallimenti. Per far fare agli altri ciò che è nostra intenzione. Per non danneggiare qualcuno. Per proteggere. Si mente anche per sfiducia verso gli altri ché si pensa non possano comprendere e rovinare così i piani. Per arrivare ad un fine è necessario talvolta nascondere i veri propositi.

Quindi il mentire non ha solamente un risvolto negativo. Esiste una menzogna, che può essere condivisa, socialmente virtuosa. La bugia, inoltre, sollecita il bisogno di raggiungere la verità. Ha dunque un carattere propellente per l’azione. Molto della dinamica comportamentale sembra girare intorno alla bugia.

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Lost (seconda stagione)

“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura che la diritta via era smarrita”.

Siamo dei naufraghi. Abbiamo smarrito la direzione. Ha perso fiducia quest’umanità dolente. L’orientamento ce lo restituirà la ragione o la fede? La condizione insulare (siamo tutti essere umani di un unico mondo) ci farà da bussola?

Se qualcuno si perde che fa? Cerca. Ricerca esteriore ed interiore. L’esplorazione del territorio può essere esterna o interna. Ma la ricerca è anche avventura. La propensione alla ricerca accomuna Locke e Jack, ossia la fede e la ragione.

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